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Nel 1993 il prof. Mario Cocca pubblicava il volume "O tiembe d'i vicchje andiche" (Al tempo dei nostri antenati), una raccolta sulla letteratura popolare orsarese, comprendente l'intero ciclo della vita, dalla nascita alla morte: ninne nanne, indovinelli, giochi, canti, proverbi, festività, ecc. Volendo dare un seguito al libro, ma ricorrendo ad una forma letteraria diversa, nel 2000 fondava la Compagnia Teatrale "Arti e Mestieri".

 

Autore dei testi, propone vicende che nascono da un preciso contesto socio-economico, vicende che riflettono i problemi, i sentimenti, i pensieri del mondo contadino, e rievocano il suo passato, la sua lingua, i suoi costumi e dunque la sua storia. In questo contesto si inseriscono l'uso del dialetto e l'utilizzo di attori locali.
- il dialetto, linguaggio semplice, familiare, quotidiano, comprensibile a tutti, non è una lingua rozza, bensì una lingua antica e ricca di storia al pari dell'italiano, in grado di richiamare tutto un mondo: ambienti, persone, abitudini, attività del luogo dove si è nati o dove si è vissuti per molti anni. Il linguaggio, a volte apparentemente volgare, è quello che veniva usato quotidianamente, ancora in uso presso le persone anziane; in realtà non ha nulla di volgare perché le espressioni forti rispondono ai sentimenti di indignazione, di dolore, ecc., che provano le persone che in quel dato momento le esprimono, e gli eufemismi corrispondenti non saprebbero mai riprodurre;
- attori non professionisti sul palcoscenico non fanno altro che ripetere ciò che vivono o recitano ogni giorno, perché non vi è differenza tra la e la scena.

 

Ora, la narrazione teatrale si ricollega alla più antica delle arti, quella di raccontare una storia: ciò può avvenire in vari modi, utilizzando il genere tragico, quello melodrammatico, il musicale, ecc. L'autore ha scelto la commedia per tre motivi:
- perché risponde al suo modo riosservare, interpretare e raccontare la realtà;
- perché la vita quotidiana spesso è grigia ed il riso offre l'occasione di riprendere fiato e continuare il cammino;
- perché i temi seri possono essere meglio recepiti se vengono posti col sorriso sulle labbra.

 

 

Ad oggi la Compagnia ha portato sulla scena numerose commedie; ne diamo qualche stralcio per evidenziarne genere e contenuto:

1- "A currespundenze c'à Mèreche" (La corrispondenza con l'America)
Rievoca la massiccia emigrazione avvenuta negli ultimi decenni dell'800 e nei primi del'900, diretta soprattutto verso gli Stati Uniti. Braccianti, contadini, disperati cercavano altrove condizioni migliori di vita, lasciando a casa le mogli a provvedere a tutte le necessità familiari.
- Ajetine (Gaetanina), emigrato il marito, ha quattro figli a cui badare. Consapevole del grave compito, è tesa a difendere l'onorabilità delle due figlie e a far apprendere un mestiere ai due maschi. Deve anche accudire il cognato Ntonje (Antonio) che, dopo una delusione amorosa, non è più in sé e s'è messo in testa di tradurre la Divina Commedia in dialetto orsarese. Partecipano alla vicenda il postino del paese, una vicina di casa, due pettegole, amici, ecc.

SCENA - Elisa risponde alla lettera di Rocco.

2- "A jatte sott'a segge" (La gatta sotto la sedia)
- Al centro della vicenda vi è un tipico matrimonio del passato, ma esso è solo il pretesto per porre l'attenzione sugli aspetti che più lo contraddistinguevano: il ruolo del mediatore, la mira dei genitori per il buon partito, le trattative per la data, i pettegolezzi dei vicini, ecc.

SCENA - Fontana Nuova

3- "A case de Ngiulina Ceccotte? Via Campesante n. 17" (La casa di Angiolina Cicciotto? Via Camposanto n. 17)
- L'interpretazione dei sogni è una pratica vecchia quanto il mondo: due sorelle, recatesi dall'interprete locale, Angiolina, perché spieghi loro i sogni fatti, ricevono previsioni opposte: a Filomena capiteranno solo disgrazie, mentre Domenica verrà baciata dalla fortuna.
In realtà, alle due sorelle capiteranno vicende esattamente contrarie a quanto previsto dalla divinatrice.

SCENA - Ricette del dottore

4- "U vine jè u latte d'i vicchje" (Il vino è il latte dei vecchi)
- Un vecchio contratto di matrimonio, datato 18 febbraio 1926, ha ispirato questa commedia, che si prefigge due scopi:
1. rievocare alcuni aspetti del patrimonio culturale del passato: il canto di una ninna nanna, un rito magico per scacciare il malocchio, ecc.
2. ricordare alcune figure ricorrenti nella vita del paese: un vecchio ubriacone che spende la vita nel vigneto, un prete che partecipa attivamente alle vicende dei parrocchiani, una madre che guida con destrezza la figlia al matrimonio, ecc.

SCENA - Finale Tappi

5- "Mò che vene Garibbalde!" (Ora che viene Garibaldi)
- Nel 1848 scoppiarono in gran parte dell'Europa delle rivolte contro il potere dei re e della nobiltà, per affermare il principio della sovranità popolare. Anche Orsara ebbe il suo '48: il 04-10-1848 Pasquale Mastrolacasa alla testa di centinaia di braccianti occupò la tenuta di Torre Guevara del Duca di Bovino. La Guardia Nazionale lo arrestò.
La commedia rievoca l'episodio mettendo in luce il mondo contadino che ha preso coscienza dello sfruttamento che subisce, ed il mondo aristocratico che vive di lusso ed apparenza ed ignora la realtà che lo circonda.

SCENA - Origini del feudalesimo

 

Nel 2007 la Compagnia ha partecipato al "1° Concorso Teatrale dei Monti Dauni", portando in scena a Monteleone di Puglia la commedia "Mò che vene Garibbalde!" Nella cerimonia conclusiva del Concorso, il prof. Mario Cocca è stato premiato in qualità di autore per aver rievocato un periodo storico, Feudalesimo e Rivoluzione contadina, in modo originale, comprensibile, divertente.
Nel 2008, la Compagnia parteciperà nuovamente al Concorso, con la commedia "A jatte sott'a segge".

Il sito istituzionale del Comune di Orsara di Puglia è un progetto realizzato da Parsec 3.26 S.r.l.

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